150 anni di rapporti bilaterali tra Svizzera e Giappone. E. Poi?

I rapporti bilaterali tra la Svizzera e il Giappone cominciano il 6 febbraio 1864, con la firma del primo Trattato di Commercio e Amicizia tra la Confederazione Elvetica e il Taikun, cioè il (14esimo e penultimo) Shôgun, Thokugawa Iemochi (1846-1866). Per i Giapponesi dell'epoca, questo giorno particolare corrispondeva al 29esimo giorno della 12esima luna del 3 anno di Bunkyû. È per questo che il Giappone e la Svizzera si preparano a celebrare nel 2014, i primi 150 anni dei loro rapporti bilaterali.

Quali motivi hanno potuto portare la Svizzera, paese situato al centro dell'Europa, senza accesso al mare, senza marina né colonie, a voler aprire delle relazioni diplomatiche e commerciali con il Giappone, paese considerato isolazionista e situato a 9'674 chilometri a est di Berna?

La Svizzera e il Giappone condividono una caratteristica simile: un territorio accidentato, montagnoso, di cui solo una parte limitata è adatta all'agricoltura, poche risorse naturali e una popolazione diligente. Anche se la Svizzera non é, o relativamente meno che il Giappone, soggetta a terremoti, i due paesi sono abituati a una natura severa, a volte crudele, che sa farsi rispettare.

Dopo aver pacificato la sua ultima guerra civile, quella del Sonderbund, la Svizzera della seconda metà del XIXesimo secolo crea  nel 1848 una costituzione federale ed entra in una nuova era, una fase di rivoluzione industriale e di forte crescita economica. La sua industria orologera, in particolare, è alla ricerca di nuovi sbocchi.

Il giappone della fine dell'epoca Edo (1603-1868) è in piena ebollizione. Il governo dello Shôgun si trova preso tra una corte imperiale poco disposta all'apertura e verso le forze innovatrici, mirante a rimpiazzare il regime dello Shôgun con un governo imperiale, e le domande sempre più insistenti delle potenze straniere per l'apertura del paese. Dall'arrivo del Commodoro Perry e della sua flotta nella baia di Uraga nel 1853 e dal primo Trattato di Commercio e d'Amicizia con gli Stati Uniti d'America nel 1858, il governo dello Shôgun ha firmato dei trattati simili con l'Olanda, la Russia, la Gran Bretagna e la Francia.

Gli ambienti industriali svizzeri sono molto ben informati su questa evoluzione e invitano il loro governo federale a inviare, sin dal 1859, una prima missione diplomatica in Giappone. È quella di Rudolf Lindau (1829-1910), che tornerà con la sola promessa di trattare la Svizzera in modo prioritario quando il Giappone sarà pronto a negoziare nuovi trattati.

È alla fine del 1862, che il consiglio federale nomina Aimé Humbert (1819-1900) come ministro a pieni poteri con l'incarico di negoziare un trattato con il Giappone. Arrivato nella primavera del 1863, ci vorrà quasi un anno per Aimé Humbert, e l'aiuto diplomatico del ministro olandese, Dirk Graeff van Polsbroek, per ottenere infine la conclusione del trattato il 6 febbraio 1864.

Il trattato segna prima di tutto l'inizio di numerose e fruttuose attività commerciali svizzere, esportando verso il Giappone armi, orologi, strumenti di precisione ecc., e esportando verso la Svizzera il prezioso filato di seta. Le compagnie commerciali Favre-Brandt, Sieber-Hegner, Liebermann-Wälchli, ecc., si stabiliscono e cominciano a prosperare a Yokohama, e successivamente a Osaka-Kôbe.

Nel 1868, mentre il regime dello Shôgun crolla per far posto al nuovo regime imperiale dell'era Meiji (1868-1912), il Giappone attraversa un periodo di guerra civile a cui il trasferimento della capitale di Kyôto a Edo, ribattezzata velocemente Tôkyô, mette presto fine.

Il Giappone comincia allora, sotto questo nuovo regime imperiale, delle riforme fondamentali, combinate con una occidentalizzazione della sua società. Si parla spesso della “restaurazione Meiji”; si tratta in realtà di una vera “rivoluzione” della società giapponese. Le misure del governo per l'abolizione del sistema feudale, la separazione tra il buddismo e lo shintoismo, ecc, hanno in quel momento delle conseguenze fino in Svizzera. La campana di Honsen-ji di Shinagawa ne è un esempio. Essa fu sequestrata, poi esportata in Svizzera, e sarà restituita al suo tempio nel 1930 dalla città di Ginevra, divenutane nel frattempo proprietaria, causando la nascita di uno stretto legame d'amicizia tra Ginevra e Shinagawa, formalizzata nel 1991. Questo è uno dei legami privilegiati che legano oggi i nostri due paesi.

Mentre i prodotti svizzeri avevano trovato la strada del Giappone già nell'epoca Edo con la Compagnia Olandese delle Indie Orientali come intermediario, diversi produttori Svizzeri si installano in Giappone, come Nestlé, CIBA (oggi Novartis), ecc, sin dall'inizio del 20esimo secolo.

I primi Giapponesi a raggiungere la Svizzera, sono i membri della delegazione giapponese presieduta dal Principe Tokugawa Akitake (1852-1919) nel 1867. Degli studenti, per esempio Ôyama Iwao, il futuro maresciallo, che studiò a Ginevra dal 1870 al 1874, arriveranno in seguito. Un programma di scambio di borse tra i nostri paesi a livello “post-laurea” continua oggi questa tradizione. La prima delegazione ufficiale del nuovo regime imperiale giapponese, la celebre Missione del Principe Iwakura Tomomi (1825-1883), durante il suo giro del mondo, visiterà la Svizzera nel giugno 1870, interessandosi tra le altre cose alla neutralità permanente, alla nascente Croce Rossa e al sistema svizzero di milizia.

Dalla fine del 19esimo fino al 20esimo secolo, il Giappone si sviluppa sulla scena internazionale e mentre il mondo sprofonda nella seconda guerra mondiale, le relazioni tra la Svizzera e il Giappone non si sono mai interrotte. Durante il conflitto della seconda guerra mondiale, la neutralità permetterà alla Svizzera di rappresentare gli interessi degli alleati nell'arcipelago.

Nel mese di agosto del 1945, direttamente dopo al bombardamento, il Dr. Marcel Junod (1904-1961) e i rappresentati del CICR entrano a Hiroshima e il loro impegno al capezzale delle vittime segna l'inizio di una nuova era nei rapporti bilaterali.

Molto velocemente, gli investimenti e l'introduzione di tecnologie svizzere contribuiscono alla ricostruzione del Giappone. Con l'integrazione graduale dei mercati, le relazioni commerciali tra i due paesi si sviluppano, tra complementarietà e competizione severa, specialmente nel settore dell'orologeria.

La situazione specifica della Svizzera, al centro dell'Europa, e ciò nonostante non-membro della Comunità Europea, incita numerose società giapponesi a stabilire in Svizzera il loro centro di comando europeo.

Il Giappone e la Svizzera, essendo altamente dipendenti dalle esportazioni, si trovano quindi a sposare gli stessi valori di libero scambio, sempre condividendo le preoccupazioni riguardanti l'agricoltura e il mantenimento di una certa autonomia nel campo dell'approviggionamento di generi alimentari.

Il recente Trattato di libero scambio tra le due nazioni, divenuto effettivo nel 2009, è testimone di questa comunità d'interessi. Gli scambi scientifici e tecnologici tra i nostri due paesi si sono intensificati negli ultimi decenni.

Molto presto, anche la bellezza dei paesaggi alpini attira i turisti giapponesi verso la Svizzera, fino al punto che gli avvisi di sicurezza nei treni di alta montagna sono spesso formulati in giapponese.

Nello stesso modo in cui l'incendio nel 1993 del ponte di Lucerna aveva turbato i Giapponesi, che contribuirono generosamente alla sua ricostruzione, il recente cataclisma dell'11 marzo 2011 nel Nord-Est del Giappone e le sue conseguenze tragiche hanno suscitato un profondo movimento di solidarietà in Svizzera, rinforzando i legami tra le nostre due popolazioni.

Una celebrazione come quella del 150esimo anniversario dei nostri rapporti bilaterali è l'occasione di una riflessione sul passato e una proiezione nel futuro. Sulla base di questa riflessione, quale ruolo la Svizzera e il Giappone possono prendere per contribuire alla pace e alla prosperità del nostro pianeta?

Philippe A.F. Neeser